Forse non è poi così particolare, ma ormai siete qui, volete proprio smettere? No, dai, per favore! Il PG come vedrete si adatta a qualsiasi gioco (D&D, Pathfinder, Rolemkaster…) in cui ci siano necromanti e razze semi demoniache.
Interfector Filiummali
A guardarla ora, la vita al villaggio in cui sono cresciuto pare un distante sogno sfocato. Ricordo le occhiate strane dei miei amici. Io non ero come gli altri Halfling. Mi sembra ancora di sentire i sussurri alle mie spalle. Si diceva che mia madre avesse copulato con un demone o con un diavolo, talvolta si parlava persino di un elementale del fuoco. Ora mi viene da sorridere al pensiero: so benissimo che non può essere stato così; tuttavia nelle vene di mio padre scorreva sicuramente del sangue extraplanare. Non l’ho mai conosciuto, mio padre intendo, ma ricordo bene mia madre, lei mi voleva bene nonostante tutto, non mi disprezzava, ma forse solo perchè le ricordavo il suo amante. Più di tutti, però, ricordo lei. Garlisha. Era meravigliosa. Di certo la più bella dell’intero villaggio, raggiante nel suo puro splendore adolescenziale. In quanto coetanei, capitava spesso di trovarci nel medesimo luogo. Era sublime e terribile al tempo stesso. Si, anche terribile: lei era di gran lunga la più corteggiata del gruppo, la vedevo costantemente scherzare e ridere con gli altri ragazzi, ma ogni volta che il suo sguardo si posava su di me non coglievo altro che disgusto. Un crudele disprezzo. Per quanto mi sforzassi di compiacerla, di affascinarla, non appena i suoi occhi si posavano sui miei tratti demoniaci, venivo investito da un’ondata di graffiante repulsione nei miei confronti. Era palpabile. Bruciante come vetriolo. Fu strano il giorno in cui morì. Stava cavalcando con Pertyn, in suo fidanzatino. Rimanevano sempre nei pressi del villaggio, per pavoneggiarsi, far mostra di loro stessi. D’un tratto il pony di Garlisha si imbizzarrì. Lei fu colta alla sprovvista e finì a terra. Vennero chiamate in causa milioni di entità: il Fato, Nerull, il Karma. Futili giochi di pensiero, a mio avviso. Fatto sta che quella semplice caduta, che non avrebbe dovuto recarle alcun danno, se non leggere contusioni o lacerazioni, le fu fatale. La sua tempia sinistra andò a sbattere contro un sasso che sporgeva dal terreno. Morì sul colpo, versando pochissime gocce di sangue al suolo. Ricordo la cerimonia funebre, ricordo soprattutto lei, vestita col suo abito migliore. Non potei vederla da vicino, in quanto attorniata dalla sua famiglia. C’era quasi tutto il villaggio a vegliare per lei. Non sono sicuro di sapere cosa successe, forse mi appisolai e non fui notato. In ogni caso a un certo punto aprii gli occhi e vidi che ero rimasto solo. Eccetto lei, ovviamente. Mi avvicinai per osservarla meglio. Era ancora bellissima; la lacerazione superficiale era stata magistralmente occultata dalla capigliatura. La sfiorai. La sua pelle era fredda al tocco, ma morbida. Era strano: per la prima volta lei non provava disgusto in mia presenza. Sentì le mani sudare. Il palato seccarsi. La guardai nuovamente. Chissà se era così bella anche sotto i vestiti, mi chiesi. Le mie mani impacciate si avventurarono in una lunga battaglia con lacci e bottoni. Ne uscì vincitore. La rimirai. Le mie speranze non furono disattese, anzi. La sua bellezza superava ogni mia aspettativa. Passai le mie dita su tutto il suo corpo. Ero estasiato. Più ancora che dalla sua grazia ero colpito dalla totale assenza di disprezzo nei suoi confronti. La annusai. Lei non increspava le labbra in una smorfia. La leccai. I suoi occhi non emanarono odio. Non resistetti: abbassai i pantaloni e la presi. Mentre mi muovevo sopra di lei, con l’aria che entrava bruciando nelle mie narici, continuavo a fissare il suo viso, impassibile, indifferente. La totale assenza di emozioni nei miei confronti era un traguardo al di la di ogni mia più rosea aspettativa. La porta della camera mortuaria si aprì nell’esatto momento in cui raggiunsi l’apice. I suoi genitori. Oggi colgo una certa ironia, ripensandoci: la Storia è costellata di genitori che sorprendono qualcuno compiere atti osceni con la figlia; tuttavia in pochi casi la situazione è anche solo paragonabile a quella da me vissuta. La madre quasi svenne, ma purtroppo si riprese rapidamente. Iniziarono a sbraitare, a chiamare aiuto. Mi urlarono di tutto, di essere un demone peggiore di mio padre, di averla uccisa, in quanto era l’unico modo di possederla. Non persi tempo, corsi fuori dalla sala, approfittando dello sgomento dei miei nuovi “suoceri” e scappai nella notte. Mi diressi a casa loro. Sapevo che sarebbe stato l’ultimo posto in cui mi avrebbero cercato. Sapevo anche che vi avrei trovato il pony di Garlisha. Fu così. Lo rubai con facilità e fuggii dal villaggio. Vagai così per alcuni giorni, vivendo alla giornata, o meglio: sopravvivendo alla giornata. Una notte fui folgorato da una rivelazione. Mi venne in mente di un vecchio viaggiatore passato dal nostro villaggio anni prima; quando mi vide disse <questo marmocchio andrebbe portato alla città di Aequitas, oltre le colline. Lì quelli come lui sono normali.>. Mi convinsi che avrei trovato il mio posto nel mondo, e che probabilmente mio padre si trovava in quella città. Avevo una meta. Fu decisamente rimarchevole. Passare dalla tranquilla normalità di un piccolo villaggio qualunque, alla caotica stranezza di una grande e particolarissima città. Incredibilmente mi sentii più rilassato. A mio agio. I morti continuavano ad attrarmi più degli umani. In tutti i sensi. Fu dopo una calda notte al cimitero che incontrai un uomo; disse che avevo del potenziale, che poteva insegnarmi qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita…e non solo. Fui colpito e lo seguii. Apprendere i rudimenti della necromanzia fu trascendentale. Imparai perfino a fabbricarmi un seguace scheletrico, usai le ossa di una femmina Halfling. La chiamai Garlisha. Non erano le sue ossa, chiaramente, non so cosa darei pur di poterle usare in un rituale simile, tuttavia era mia. Mia per sempre.
Quando creai il personaggio gli attribuii una frase chiave: “Amo i morti…spesso”. Chi coglie la citazione?
Ho provato a giocare questo pg in D&D 3.5 e in D&D 5e.
Poi sono naufragate entrambe le campagne. Quindi niente, l’ho giocato solo per poche sessioni.
Se vi è piaciuto, potreste leggere altri Background.
Nectomante di WC3!
Sai che non ho capito a cosa ti riferisci?
Ah, un typo: necromante! Son fuso…