I voti del Paladino (oath, per chi ha il manuale in inglese) e i patroni del Warlock sono spesso chiamati in causa quando si parla di indicazioni o limitazioni all’interpretazione di un personaggio da parte del giocatore. In che modo un patrono può controllare le azioni del personaggio? Che limite si può dare al ruolo interpretato dal giocatore in seguito a scelte di classe e sottoclasse? Che succede se un paladino infrange i giuramenti o se un Warlock rompe il patto? Perdono i poteri? Cambiano classe? Nel titolo ho parlato di Paladini e Warlock perchè sono i più citati in questo ambito. Però la questione si ripresenta in maniera simile per Druidi e Chierici.
Cerchiamo di affrontare la questione dai 3 punti di vista principali: RAW, RAI e RAF (se non sapete di cosa parlo, ecco una spiegazione approfondita dei termini. Ad ogni modo sono rispettivamente (in poche parole) le regole letterali, le regole secondo l’interpretazione verosimilmente voluta dall’autore, le regole interpretate per massimizzare il divertimento al tavolo).
RAW – Cosa dicono le regole
Non siamo più in D&D 3.5. Per certi versi sono un nostalgico, però questo di certo non mi manca: in D&D 5e non si possono più perdere i poteri per questioni legate a codici di condotta o allineamenti (gli allineamenti usati in maniera prescrittiva erano un bel limite). La quinta edizione è decisamente più permissiva. Voi mi direte (oppelor, spero di no) “ma io sono il master, faccio come mi pare”. Ok. Se al vostro gruppo va bene, non vedo perchè no. Però togliere i poteri perchè non si rispettano i voti o si va contro la volontà del patrono (o della divinità) è un po’ come decidere che il personaggio ha un tumore, senza alcun motivo e senza TS. Potete? Ok, certo, voi narrate le scene, quindi potete. Però le regole non vi supportano e spero che i vostri giocatori non vi sopportino.
Certo per il Paladino abbiamo questo paragrafo. Il secondo capoverso fa riferimento all’espiazione in caso di trasgressione. Intanto usa la parola typically, non certo la più indicata per esprimere necessità stringenti, inoltre non parla di perdita di poteri. La quale non viene nominata neppure nel terzo capoverso, seppure si faccia riferimento alla possibilità di interrompere la progressione come Paladino (laddove comunque si parla di CAN, e MIGHT, quindi di nuovo nulla di stringente).
Oathbreaker e Deathlock
Questo è uno dei motivi per cui Paladino e Warlock sono più spesso vincolati di altri a uno specifico comportamento. Il Deathlock è un mostro presente sul Mordenkainen’s Tome of Foe, mentre tutti conoscono l’Oathbreaker, anche se magari con il nome di Apostata (no, non a prostata), e sta sul manuale de Dungeon Master.
L’Oathbreaker è appunto un paladino che ha rotto il suo voto “per seguire un’ambizione oscura o servire un padrone malvagio”. Verrebbe da dire che sia naturale far diventare Oathbreaker un qualsiasi Paladino che infranga il suo voto. Purtroppo per voi, il manuale non dice nulla del genere. Intanto il virgolettato sopra specifica delle restrizioni particolari sulle motivazioni per cui il voto viene rotto. In aggiunta queste sono regole (come scritto espressamente) create per degli antagonisti, per i malvagi della campagna, anche se i PG possono selezionarli previa approvazione del DM.
Sicuramente non viene indicato in alcun punto che un Paladino che non si comporti secondo i dettami del voto cambi in automatico la sottoclasse. Solo se il paladino viola volontariamente il codice e non ha alcuna intenzione di redimersi, allora una delle possibili scelte è il cambio di sottoclasse.
Discorso simile per il Deathlock. Si tratta di una creatura non morta generatasi quando un Warlock infrange il patto con il patrono. Rimanendo sul RAW, come promesso, possiamo vedere che viene indicata come eventualità estrema e non suggerisce in nessuna maniera che un PG potrebbe subire questa sorte. Se poi vi servissero altri indizi: vi sembra plausibile che un halfing dopo aver infranto il patto diventi una creatura di taglia media? Ecco, ho concluso, vostro onore.
Ad ogni modo se volete spulciare i Sage Advice (che non sono RAW, lo so) vedrete che sconsigliano di togliere i poteri al warlock, perchè il suo rapporto è più studente/insegnante che fedele/divinità.
Stesso discorso per il Paladino: i Sage Advice suggeriscono per i casi estremi un cambio di classe, di oath, oppure iniziare un multiclasse, ma mai la rimozione dei poteri, anche perchè questi non provengono necessariamente da una divinità.
Cosa richiede esattamente un patto o un voto
Abbiamo appurato (oh, sta scritto nero su bianco, se non vi ho convinto rileggete il manuale) che non si possono perdere i poteri, però cerchiamo di capire cosa richiedano RAW i voti e i patti.
I vari Tenets degli Oath del Paladino cambiano ovviamente per ogni sottoclasse. Prenderò quella della devozione perchè è utilizzato come esempio sui vari siti con le SRD legali. Tradurrò un po’ a braccio, non fucilatemi.
- Onestà: non mentire e non ingannare.
- Coraggio: non aver paura di agire anche se la cautela è saggezza.
- Compassione: aiuta gli altri, proteggi i deboli e punisci chi li minaccia. Usa pietà verso i tuoi bersagli, ma con saggezza.
- Onore: tratta gli altri correttamente e fai in modo che le tue gesta onorevoli siano di ispirazione agli altri. Compi il massimo del bene, causando il minimo di male.
- Dovere: sii responsabile per le tue azioni e per le conseguenze. Proteggi chi è affidato alle tue cure e ubbidisci a chi ha autorità nei tuoi confronti.
Ok, sorvolando sulla mia traduzione grezza, possiamo vedere che se volessimo leggere questi voti come se fossero regole da seguire RAW, alla lettera, sorgerebbero dei problemi.
Onestà prevede che se avete nascosto dei bambini perchè in città sta avvenendo lo sterminio di tutti i primogeniti maschi e una guardia vi chiede se sapete dove siano, voi dovete dire di sì. Al limite potreste esordire con un “non ho intenzione di rispondere a questa domanda”. Poi non stupitevi se vi catturano il pg e lo sottopongono a torture o meglio ancora domini mentali. Oltre ad essere assurdo, controintuitivo e sgradevole da ruolare (cosa che non ha molto a che vedere col RAW, in effetti), tutto ciò cozza con il punto Compassione e Onore.
Dunque per un Paladino che interpreti il codice alla lettera non c’è un modo di uscire dalla situazione precedente.
Quindi essendo un sistema autocontraddittorio, inconsistente, non possiamo pretendere di interpretarlo RAW (anche perchè non sono termini di gioco, ma chiaramente termini descrittivi vaghi).
Quindi siamo costretti ad utilizzare un’interpretazione sfumata e personale, in cui ogni giocatore potrebbe valutare diversamente. Per cui (per esempio), magari non sarebbe considerabile mentire il non rispondere a una domanda o il dire una parte della verità in modo che sia fraintendibile. Oppure, addirittura, mentire a dei malvagi per salvare degli innocenti sarebbe perfettamente legittimo.
Le vere contrindicazioni indicate sul manuale arrivano solo se il paladino infrange volontariamente il giuramento e non intende redimersi. Quindi, RAW, solo se il giocatore pensa di star compiendo quell’azione in aperta violazione ai voti e senza nessuna voglia di cambiare.
Quindi non è il master a decidere, ma il giocatore, oerchè è lui a stabilire se il suo personaggio ha fatto qualcosa di volontario apertamente per trasgredire il patto e solo il giocatore sa se il PG non si vuole redimere.
Poi ovviamente non sto consigliando di giocare il paladino della devozione come uno spietato farabutto tagliagole (anche se uno potrebbe fare del reskin e mica si muore). Sto dicendo che i voti non sono come il codice della strada: regole chiare e puntuali (per quanto a volte strambe), ma sono indicazioni di massima, molto comode per prendere spunti interpretative, interessanti da ruolare, ma non sono pensate come limite per controbilanciare il potere dei paladini.
Per il Warlock la questione è ancor più semplice: non esiste nessun patto. Sul serio. Come può un Warlock non seguire un patto se questo di fatto è un contratto di una sola riga la quale recita “io e te abbiamo un contratto”? Se qualcuno su un qualche manuale ha trovato una regole che lasci intendere come un Warlock debba seguire alcune indicazioni o alcuni ordini del patrono, me lo faccia leggere che son curioso.
Quindi se vogliamo leggere le regole così come sono, molto brutalmente, non ci sono vincoli espliciti di nessun tipo.
RAI – Come interpretare le regole
Ok, le regole prese in senso letterale non ci aiutano a imporre limiti di comportamento o a far ruolare i personaggi in un modo ben determinato. Cerchiamo di capire però quale fosse l’intento degli autori.
Tanto per cominciare non abbiamo più vincoli di allineamento e gli allineamenti non hanno alcun valore regolistico. Quindi il Paladino di cui sopra può tranquillamente essere Caotico Malvagio e un Warlock sottoclasse Fiend può essere Legale Buono.
Questo da regole, senza alcun limite, indicazione di massima o vincolo da parte degli autori. Il che fa supporre l’intento di creare un gioco con meno vincoli e restrizioni al comportamento dei PG.
Si aggiunga a questo che non esiste alcun tipo di contraccolpo nel caso non si seguissero i precetti dati dai voti e gli inesistenti vincoli dati dal patto, a meno che questo non sia fatto volontariamente e senza l’intenzione di redimersi.
Certo, mi si potrebbe obiettare che comunque il Paladino presenta delle indicazioni e quindi queste dovranno avere un qualche significato.
Ok, andiamo con ordine, prendiamo una razza a caso: il nano. Stando al manuale i nani hanno una prospettiva diversa dagli umani, onorano le tradizioni (tra cui duro lavoro, battaglia e forge), sono determinati e leali, eccetera.
Ora, sinceramente, voi davvero direste a un giocatore come interpretare il proprio PG nano in modo da fargli seguire queste prescrizioni? Eppure stanno scritte nero su bianco sul manuale! Certo, sarebbe bizzarro poi far perdere i poteri da nano a un pg che si dimostri poco stakanovista…
(mi spiace, ma Tordek ha rifiutato lo straordinario, quindi ora ha perso la scurovisione)
Potrei prendere ad esempio anche il ladro. Nella descrizione viene dichiarato che preferisce la furtività alla forza bruta. Deve essere preso come parametro vincolante? Si tratta di una regola ferrea? Che accade in caso di violazione? (spoiler: niente).
Il punto è che chiaramente in quel caso si tratta di “testo di colore“, di “flavour“, “fluffa” (chiamatelo come volete, basta capirsi). Insomma, quelle parti anche interessanti che però non sono regole, quindi se si ha voglia di uscire un po’ dagli schemi e fare un PG diverso dai soliti stereotipi, si possono ignorare senza alcun problema.
Non vedo perchè per i giuramenti da Paladino la faccenda dovrebbe essere significativamente diversa. Ok, hanno un loro paragrafetto dedicato prima dell’elenco dei poteri derivanti dal voto. Però non viene detto da nessuna parte che sia vincolante. Potrebbe essere benissimo come un qualsiasi giuramento professionale moderno (Ippocrate, Giuramento Militare…ecc): molto scenografico, ma poco vincolante.
Poi se dovessi dire la mia (sono qui apposta, quindi meglio che lo faccia, no?) probabilmente sono pensati per avere un peso maggiore rispetto alle descrizioni di razze e classe. Però mi dà l’idea che siano più da utilizzare come spunto, come indicazione di massima per delineare alcuni tratti del carattere, piuttosto che come i vecchi codici di condotta della 3.5.
Dunque l’idea era (secondo me) quella di fornire una linea guida per indicare la direzione in cui agire. Poi le punizioni potrebbero arrivare solo per violazioni serie, volontarie e senza volontà di redimersi.
Quindi trovo perfettamente legittimo e in linea con il regolamento che si voglia giocare un paladino della devozione come una persona decisamente onesta, onorevole, coraggiosa e tutto quanto. Però allo stesso tempo trovo interessante voler approfondire l’etica che sottostà a questi giuramenti, interpretandoli diversamente, con significato traslato o secondo canoni morali differenti e non rigidi. Anche solo per uscire dai soliti stereotipi, come quando si gioca un nano astemio e sbarbato o un ladro grosso e stupido e via dicendo.
Per quel che riguarda il Warlock, trovo sia interessante e in linea con l’idea dei creatori se master e giocatore stabiliscono effettivamente un patto di più di una riga.
Certo il patto potrebbe essere qualcosa che non richiede alcun tipo di azione da parte del PG, come il dono dell’anima alla morte, o un sacrificio rituale fatto al momento del patto oppure il fatto che automaticamente tutte le creature uccise da Warlock vedranno la loro anima risucchiata dal patrono. Quindi sia per pagamenti in anticipo, sia a posteriori sia in itinere, il Warlock potrebbe benissimo non fare nulla e quindi non poter rompere il patto (se non volontariamente, dichiarando che non lo ritiene più valido).
Se volete definirlo con clausole più stringenti, liberissimi, sebbene non sia richiesto né RAI né tantomeno RAW.
Tuttavia visto che siamo in mancanza di una legge generale sui contratti (ribadisco, se c’è, linkatemela), le conseguenze in caso di violazione devono per forza di cosa essere scritte sul contratto stesso, quindi approvate preventivamente sia dal giocatore sia dal DM.
RAF – Problemi col Divertimento
Eccoci al RAF, vale a dire l’interpretazione che uso di solito. Ovviamente è ancor più soggettiva rispetto alle altre e tende a variare da persona a persona. Però vediamo alcune questioni di massima.
Intanto comincio col dire che il Paladino non è più forte di un Bardo e un Warlock non è più forte di uno Stregone. Con questo vorrei dire che i vincoli (inesistenti) del patto e (quelli puramente indicativi) dei voti non sono da intendersi come una sorta di bilanciamento per compensare capacità di classe maggiori.
Poi sarebbe abbastanza demenziale utilizzare questo metodo di compensazione, però c’è a chi piace.
Ad ogni modo non essendoci il bisogno di controbilanciare uno strapotere di alcuni personaggi, al fine di generare un gioco più equilibrato, non mi sento proprio di consigliarvi un utilizzo stringente dei voti, del patto, delle divinità e di qualsiasi altro fattore esterno che possa controllare le scelte etiche del PG.
Quindi, a meno che non piaccia sia al master, sia ai giocatori (e di conseguenza non si rovini mai l’atmosfera per discutere su cosa dovrebbe fare il personaggio per seguire i dettami della classe), io consiglierei di non usare mai questo tipo di interpretazione prescrittiva. Poi ovviamente, tavolo vostro, decidete voi. Però tenete conto che non sarebbe un’interpretazione delle regole, ma una vera e propria variante delle regole base, quindi andrebbe decisamente discussa nella sessione zero.
Riassumendo:
– le regole non prevedono un sistema di punizioni
– le regole non prevedono regolamenti rigidi di comportamento
– ovviamente ognuno gioca come preferisce, la cosa importante è che tutti al tavolo siano contenti.
Se siete d’accordo con quel che dico e vi piace il mio punto di vista, date uno sguardo alla questione sui multiclasse, oppure visitate la sezione teorie sul GdR.
Se odiate il mio punto di vista, visitate ugualmente quelle sezioni, ma con una faccia truce e imprecando sommessamente.
Ad ogni modo esiste anche una sezione D&D 5e. Fateci un salto (roll athletics).
Ce ne sarebbe da dire su Warlock, Paladini ed interpretazione, ma a livello regole hai perfettamente ragione 🙂
Ciao 🙂
Secondo me è carino e una persona interpreta il carattere del proprio PG.
Però questo non va deciso a tavolino dal master e il tutto non va gestito dietro minacce di rimozioni dei poteri, perchè rende solo sgradevole il rapporto al tavolo.