Che sia D&D 5e, 3.5, Pathfinder, ci sono varie classi e spesso si cerca il modo giusto per ruolare ciascuna di esse. Qual è il modo migliore per interpretare un Guerriero o un Barbaro? Come bisognerebbe impersonare un Warlock o un Mago? Che metodi bisogna seguire per recitare un Paladino o un Bardo? C’è un modo giusto per ruolare un Monaco o un Ladro? Ci sono strategie predefinite per indossare i panni di uno Stregone o un Ranger? Esiste un criterio standard per ricoprire il ruolo di un Chierico o un Druido? (potrei continuare questa captatio benevolentie citando tutte le classi, tipo Artefice, Factotum, Pistolero fino all’infinito, ma odio Leopardi e tutti i poeti da pelliccia (cit.)).
Comunque spesso, anche se siamo nel 2021, si vedono discorsi sul modo corretto di determinare il carattere di un PG a partire dalla sua classe. Cerchiamo di capire se una procedura del genere abbia senso o meno. Spoiler: no.
Abbiamo già parlato del significato delle varie classi nei tre giochi di ruolo sopracitati in questo articoletto riguardo ai multiclasse. Però ricapitoliamo al volo:
D&D 3.5
Il manuale 3.5 di D&D dice che è la professione o la vocazione e rappresenta le capacità del personaggio.
Pathfinder
In PF (prima edizione) sul manuale base inglese e sulla SRD si parla genericamente della classe come della fonte delle capacità del personaggio, mentre su Golarion parlano di Professione. Non so se per scelta personale o se ci sia altro.
D&D 5e
Invece nel manuale del giocatore della quinta edizione troviamo scritto che la classe “è ben più di una semplice professione: è la vocazione stessa di un personaggio“.
Ad ogni modo, anche cercando di pensare agli altri GdR basati sulle classi in cui mi sono imbattuto (Traveller, Storbringer, Shadow of The Demon Lord, Lex Arcana, Sine Requie, Dungeon World, Rolemaster, Cyberpunk, Shadowrun…) la definizione di classe di personaggio oscilla sempre tra pacchetto di abilità, vocazione o professione.
Come la Classe influenza il Carattere
Partiamo dalle cose facili. Se la classe è un mero pacchetto di abilità (tra l’altro è l’interpretazione che preferisco, poiché lascia maggior libertà in fase di costruzione del personaggio) allora direi che l’assenza di influenze tra la classe e l’atteggiamento del PG è anapodittica: non ha bisogno di dimostrazioni. Il fatto che io sappia lanciare freccette a occhi chiusi o che io riesca a imitare i versi degli uccelli non credo possa definire in maniera deterministica il mio comportamento.
Passiamo alle professioni. Quindi il lavoro o comunque l’attività principale che il personaggio si trova a svolgere.
Partiamo con la prima domanda: è soddisfatto della sua scelta? Non è scontato, specialmente in giochi come Storbringer e Sine Requie. Cerchiamo di definire ancora di più il contesto. Perchè ha deciso di seguire quella carriera?
Come vedete già abbiamo una moltitudine di sfaccettature, tra un assassino convinto di fare la cosa giusta, uno menefreghista e desideroso di denaro, uno disgustato da ciò che fa, uno costretto sotto minaccia a uccidere, eccetera, abbiamo una serie infinita di possibilità.
Quindi concentriamoci solo sulle vocazioni: il personaggio svolge una professione ed è convinto della propria scelta.
Differenze all’Interno della stessa Professione
Per convincervi, vi chiederei di pensare a una professione di cui conosciate molti esponenti e cercare di seguire il ragionamento che sto per fare. Userò gli insegnanti, perchè statisticamente anche voi ne conoscete un buon numero.
Alcuni non sono per nulla soddisfatti, già abbiamo quindi spunti differenti, ma rimaniamo concentrati sulle vocazioni e professioni, come in D&D 5e.
Poi pensiamo al grado scolastico: Materna, Medie, Superiori e Università. Iniziamo già a notare qualche piccola differenza? Poi se la professione si adatta anche ad altri ruoli simili, come educatore di centro estivo, ricercatore, formatore per adulti, eccetera, la situazione si complica ulteriormente.
Insomma, le professioni nel mondo sono solo precisamente quelle 12 (o il numero che sono, se non giocate a D&D 5e) oppure sul manuale sono descritte macro-categorie che comprendono varie mansioni specifiche diverse? Probabilmente sarà la seconda, quindi in ogni classe esisteranno diverse versioni, ciascuna per ogni professione specifica a cui quella classe fa riferimento.
Restringiamo pure il campo ai professori delle superiori. Il vostro prof di matematica era uguale a quello di educazione fisica come carattere? No, vero?
Ma anche rimanendo a quelli di italiano, storia geografia (metto 3 materie perchè magari voi non avete visto 4 professori di italiano diversi), non ci sono differenze notevoli? Quello che senza avere quasi rapporti personali con gli studenti mette il massimo dell’impegno e della serietà nell’insegnamento, quello che legge il libro e basta, quello ignorante come una capra che ti chiedi come abbia fatto a diplomarsi, quello appassionato e infervorato, quello strasevero e pretenzioso, quello insicuro che non riesce a tenere la classe, quello che socializza con quasi tutti gli studenti e via dicendo. Oppure i vostri erano fatti con lo stampino?
Somiglianze tra PG con la stessa Classe
Anche concentrandosi sulle somiglianze piuttosto che sulle differenze, non si ottengono grandi risultati. Certo, tendenzialmente un professore leggerà di più nel tempo libero rispetto, per dire, a un muratore. Però sicuramente ci sono muratori che leggono più del professore medio e anche professori che non leggono nulla. Quindi è difficile delineare una caratteristica che accomuni la stragrande maggioranza dei docenti di scuola superiore.
Anche limitandosi a quelli che vogliono effettivamente insegnare (vocazione e professione, come in quinta edizione), non sarà immediato delimitare un perimetro di somiglianze. Certo, saranno capaci di spiegare, di parlare davanti a molte persone, di leggere e comprendere testi, ma queste sono capacità, non tratti del carattere.
Alcune somiglianze ci sono: circoscrivendo ai professori delle superiori, possiamo dire che si trovano a loro agio con gli adolescenti, credono nel valore dell’istruzione (sulla quale possono però avere definizioni opposte! Da “insieme di nozioni” a “pensiero critico”) e trovano gratificante spiegare e insegnare (parlando frontalmente come l’accademia dell’antica Grecia? Con esperimenti? Maieuticamente? Facendo Brainstorming? Terrorizzando gli studenti? Facendoli appassionare con attività particolari?).
Insomma, esistono talmente tanti metodi di insegnamento differenti che tracciare un insieme rigido è quasi impossibile. E metto il quasi solo perchè sono uno scettico convinto.
Conclusione
Il gioco che ho fatto con i professori avrei potuto farlo con altre categorie, se vi fermate a pensare a gruppi di cui conoscete un buon numero di esponenti, probabilmente giungerete a conclusioni simili.
Quindi diffidate quando qualcuno vi dice che esiste un modo giusto di ruolare una classe. Anzi, diffidate quando qualcuno vi dice che esiste un modo giusto di interpretare qualsiasi cosa!
Non solo perchè la libertà di espressione va sopra ogni cosa, se il master mette troppi vincoli e restrizioni i rapporti si fanno inutilmente tesi e bla bla bla, ma anche perchè esistono davvero mille interpretazioni valide.
Quindi sperimentate, osate. Volete un Barbaro riflessivo e metodico? Un Bardo taciturno e introverso? Un Chierico scriteriato e spericolato? Un Druido carnivoro e irascibile? Un Guerriero cauto e misericordioso? Un Ladro onesto e retto? Un Mago infantile e impulsivo? Un Monaco mangione e ubriacone? Un Paladino pigro e volubile? Un Ranger utile (sì, è una stoccata al ranger di D&D 5e)? Uno Stregone meditativo e pacato? Un Warlock gioviale e sorridente? Un Artefice buzzurro e ignorantone?
Cavolo, è il vostro personaggio, fatelo come volete! Poi ovviamente confrontatevi col resto del gruppo e se non si convincono fategli leggere questo articoletto (pubblicità occulta).
Poi alcune classi hanno limiti specifici. Il Druido e il Chierico dovrebbero venerare la natura e la divinità. Ora, a parte che si potrebbe fare del reskin e le regole non cambierebbero di una virgola, rimane comunque aperta la questione del COME (e perchè) venerare, oltre alla definizione di natura, che è abbastanza confusa di per sé.
Per classi che in D&D 5e vengono ritenute più vincolate, come il Paladino col suo Giuramento e il Warlock con il patto, vi rimando a questo articoletto di approfondimento.
Poi se volete nei prossimi nerdcoledì vi do qualche personale opinione su come ruolare un personaggio, ma a prescindere dai paletti di razze, classe, caratteristiche e allineamento. Che ne dite?
A proposito, di razze abbiamo parlato qui (nella recensione di Tasha), caratteristiche qua e di allineamenti qua.
Se invece vi interessano delle riflessioni sul ruolo dei PG, dei master e dell’interpretazione, eccole.
Sono tendenzialmente d’accordo, però per certe classi, specie quelle con restrizioni all’allineamento o con un forte legame con una divinità o simili, come il chierico o il druido, se non le si intende come semplici pacchetti d’abilità, una certa restrizione resta, tipo: il druido probabilmente avrà un legame con la natura, o il chierico sarà devoto alla sua divinità. Penso che dipenda un po’ anche dall’ambientazione
Grazie per il commento.
Hai sicuramente ragione. In molte edizioni il druido deve proteggere la natura, il chierico deve comunque venerare la divinità e il paladino deve rispettare il codice di condotta (che in 3.5 è restrittivo) o almeno i giuramenti (in 5e sono più laschi).
Ho approfondito il discorso nell’articoletto degli allineamenti (QUA), comunque riassumendo il senso è che anche parlando di classi che devono fare una certa cosa (che poi non è sempre così restrittivo come si pensa, qua trovi approfondimento per paladino, warlock e chierico) abbiamo comunque la libertà di scegliere il COME e il PERCHÉ. Io personalmente trovo che questi due parametri diano molta più profondità e dettagli sul personaggio rispetto a un semplice COSA.
Grazie per lo spunto!