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Intervista a Gameromancer

Avete presente quella teoria secondo cui chi si preoccupa di non offendere le minoranze poi sottostà alla dittatura del politicamente corretto e non dice più quello che pensa “annacquando” le proprie posizioni? Sono qui a presentarvi a confutazione vivente di questa tesi (piuttosto stupida a onor del vero).
Gameromancer infatti parla di videogiochi e lo fa in modo scorretto, sporco e talvolta offensivo.
Però hanno anche dei difetti (tipo non sono abbastanza deferenti verso Zelda). Se potete perdonarli per questa mancanza di giusta adorazione incondizionata, visitate i loro blog, podcast, pagine social, ecc.

Mi sono scordato di chiedere cosa rappresenti il logo di Gameromancer

Ciancio alla bande. Via all’intervista. Come sempre le mie domande saranno in grassetto per distinguerle dalle risposte e per sollazzare il mio ego.

Conosciamoci meglio.

Di cosa si occupa di preciso la tua pagina?

Direi di attivismo applicato ai videogiochi.

Cerchiamo di guardare i videogiochi da un punto di vista intersezionale.

Come ti sei interessatə e avvicinatə al cosiddetto mondo nerd?

P: Videogioco da praticamente quando ho memoria, non saprei dire perché ma so che nei periodi in cui non gioco la mia qualità di vita si abbassa di qualche punto. Quindi gioco.

Maura: Videogioco da quando avevo 5 anni, quando i miei cugini mi hanno addentrata a questo mondo, un’esperienza molto comune nella persone afab, l’essere introdotte da amici o parenti uomini al mondo nerd, poiché le donne non vengono introdotte spontaneamente dalla famiglia, come succede coi ragazzi.

Mi piace pensare che non sia più così! Io sto introducendo mia figlia ai videogiochi (anche se sto delegando parte dell’educazione videoludica al fratello maggiore).

Quale parte ti interessa maggiormente? Videogiochi, fumetti, GdR, GdT…

Videogiochi

Se tu potessi scegliere un superpotere o un incantesimo di un GdR, quale sceglieresti?

P: Essere invisibili MA solo quando nessuno ti guarda

Maura: palesemente leggere nel pensiero per capire da quale ragionamento provengono certi pensieri nella testa delle persone.

Domanda “vuoi più bene a mamma o papà”: gioco da tavola, gioco di ruolo, videogioco, fumetto e romanzo fantasy preferito.

P: Se me lo chiedi tra 15 minuti la risposta potrebbe cambiare. Oscillo tra Shadow of the Colossus e Metal Gear Solid 2

Maura: Final fantasy X quello che mi ha regalato più emozioni da giovane. Ultimamente mi sono sentita molto rappresentata anche in Unpacking. Adoro anche Hades.

L’unico a cui abbia giocato è FFX. Bellissimo: le grafiche, i personaggi, le meccaniche, la giocabilità, il blitzball… Poi, ok, personalmente sono più legato all’VIII ma solo perchè è stato il mio primo FF. 

Rispetto a quando ti sei avvicinatə al mondo nerd, come è cambiato lui e come sei cambiatə tu?

P: Il mondo nerd è cambiato nel senso che è diventato via via sempre più pop tirando dentro sempre più gente (e con molta fatica trovando anche spazio per quelli che sono “gli ultimi” nella vita reale). 

Io penso di essere cambiato nel senso che in generale sono abbastanza meno menefreghista

Maura: nel corso degli anni ho passato diverse community tossiche, che mi hanno costretta a costruirmi un’armatura. Prima ero molto più ingenua e insicura. Adesso dopo aver fatto la guerra posso gestire pure il peggiore dei Pietro Iacullo :*

Una curiosità su di te che hai voglia di raccontare?

Pietro: Una volta Enrico Mentana mi ha dato dell’analfabeta.

Maura: Una volta Francesco Fossetti mi ha toccato le scarpe. 

Ok, iniziamo a entrare un po’ nel vivo.

Il livello di discriminazione nel mondo nerd è peggiore o migliore di quello esterno?

Quali sono le categorie che rispetto al mondo esterno se la passano meglio e quali peggio?

Il livello di discriminazione è lo stesso perché il mondo nerd nelle sue varie declinazioni non è altro che una lente attraverso cui poi si riflette tutto l’essere umano, inclusi i suoi aspetti peggiori. 

Sicuramente le discriminazioni del mondo nerd hanno delle specificità rispetto alla più generale società che almeno fa finta di essere paritaria. Il mondo nerd è stato creato da uomini Cis etero bianchi per uomini Cis etero bianchi e non l’ha mai nascosto, anzi ne va anche fiero. 

Chi sta peggio, come nella “vita vera”, sono quelle persone che non hanno la possibilità di farsi sentire o di esprimersi perché sono tenute fuori dal sistema per questioni economiche/di etnia/di genere e identità di genere.

Come mai sulla pagina hai iniziato ad occuparti di integrazione?

P: Tendenzialmente perché non so farmi i cazzi miei. Soprattutto davanti alle cose sbagliate.

Maura: sono finita su GR proprio perché sentivo il bisogno di parlare del mondo nerd (il mio mondo) dal mio punto di vista, ovvero di persona afab trituracoglioni e femminista. E su GR ho trovato terreno fertile.

Io sono un po’ fuori dal mondo videoludico, mi fate un esempio o due di problematiche sociali presenti nei videogiochi?

Sessismo: Il medium videoludico è stato creato da uomini per uomini. Le ragazze spesso devono nascondere la propria identità nei giochi online per non subire molestie. Io da giovane dovevo chiamarmi Ugo per non essere molestata nei server di Team Speak.

Omolesbobitransfobia: Ciò che si discosta dalla mascolinità virile dei maschi etero cis viene vista come un attacco al territorio. Come un “rovinare un medium che è sempre stato così e se non vi piace ve ne andate”.

Per non parlare del razzismo.

Quali sono le iniziative o i progetti che hai avviato o a cui hai partecipato per promuovere l’integrazione e la diversità nel cosiddetto mondo nerd?

Sul nostro blog diamo la possibilità a tuttə di scrivere in crowdsourcing, su Twitch organizziamo degli spazi di discussione dove vengono trattate queste tematiche e ci occupiamo anche in podcast di questi argomenti.

Parallelamente cerchiamo di discutere tutte le notizie di attualità (interne al videogioco o anche no) sui nostri canali, sia sui social che su Twitch.

Maura: Io anche a nome di GR ho partecipato a Invisibil3, un evento tenutosi a Firenze il 1 e 2 Aprile 2023. Che era uno spazio ludico di elaborazione intersezionale. (Cerca il sito, te l’abbiamo linkato sotto, è fighissimo!)

l* conosco! Son già stati citati in altre interviste e sto provando a intervistare pure loro!

Com’è la reazione del pubblico quando si trattano temi del genere? Secondo te perché?

È difficile dirlo in modo univoco perché non si può ridurre tutto il pubblico ad una sola entità. Diversa gente apprezza, tanta altra no e si spazia da “ma non dovresti parlare di videogiochi e basta?” fino a vere e proprie molestie (“ma perché non ti suicidi?” e cose del genere). 

Capita diverse volte di essere repostati in gruppi dove questi atteggiamenti tossici sono la norma e vengono tollerati se non incentivati dagli amministratori, su tutti mi viene in mente Avena Gaming dove uno degli Admin – Alessio Sanna – spesso e volentieri fa anche post pesanti contro di noi sul suo profilo privato.

Maura: ricordiamo anche quella volta che parlavamo di Gamergare in live su Twitch e un raid di bot sono arrivati in chat ad insultare l’unica donna presente in live (It’s a me, Maura!)

Maura: spesso le tematiche femministe vengono interpretate male anche dai maschi cis etero alleati che mi spiegano dove e perché sto sbagliando a guardare la questione col mio punto di vista.

Perchè non si può parlare di videogiochi e basta? Si può separare un videogioco dalla politica?

Si può assolutamente parlare di videogiochi e basta, il problema è che spesso questa considerazione sottintende che si debba parlare di videogiochi e basta. Che è una cazzata perché il videogioco (come tutte le altre arti e come il resto delle nostre vite) è inevitabilmente legato alla politica. Creare qualcosa è di per sé un atto politico, ma al di là della filosofia spicciola l’esempio che faccio di solito è Call of Duty. I boss di Infinity Ward ci tengono sempre a chiarire che CoD non è un gioco politico, però poi in-game ci sono diverse citazioni di personaggi politici (es: Churchill), vengono ri-raccontati eventi storici operando dei veri e propri retcon (nel Modern Warfare del 2019 per esempio il gioco attribuiva i fatti dell’Autostrada della Morte alla Russia, quando nella realtà il bombardamento era stato fatto dalle forze USA) e ci sono anche scene che hanno un significato possibile (qualche mese fa si era parlato di una sezione del gioco dove compare un avviso tipo “Premi L2 per tranquillizzare la situazione” e premendo L2 si punta l’arma contro dei civili). 

Detto questo si può parlare di videogiochi e basta. È l’approccio dominante (anche perché è più facile piacere ai grandi numeri e avere rapporti con le aziende, in questo modo). Se non si è interessati ad una trattazione politica del medium basta non seguire chi la dà, e magari smettere di chiamare i videogiochi “arte” perché lo si dice senza crederci davvero.

Come hai visto l’evoluzione dell’industria dei giochi di ruolo, fumetti o videogiochi rispetto all’inclusione e alla diversità?

Per quanto riguarda i videogiochi (non penso di avere una visione così dentro gli altri media per rispondere in riferimento a quelli) nel 2013 è scoppiato il Gamergate. Il movimento nominalmente diceva di battersi per l’integrità del “Game Journalism” (che è improprio definire giornalismo, ma vabbè) ma in realtà mirava a stigmatizzare l’ingresso di certe tematiche (femminismo, salute mentale, diversità) nei videogiochi. Purtroppo c’è in buona parte riuscito perchè per quanto poi queste tematiche siano riuscite ad entrare lo hanno fatto sulla pelle di diverse persone che hanno mollato (su tutti Phil Fish, lo sviluppatore di Fez) o che hanno subito e subiscono ancora oggi molestie (penso ad Anita Sarkeesian). 

Buona parte del pubblico è ancora facilmente militarizzabile da parte dei residuati del Gamergate, l’abbiamo visto per esempio all’uscita di The Last of Us Parte 2 vittima di una vera e propria campagna di odio perché “troppo di sinistra” e lo vediamo, rimanendo su Sony, ogni volta che viene preso di mira il personaggio di Aloy che si è fatto un po’ portabandiera di alcune rappresentazioni.

Le aziende invece spesso utilizzano queste tematiche tokenizzandole per fare proselitismo e/o washing. Di nuovo parlando di Sony, l’anno scorso all’uscita di Forbidden West a livello di marketing è stato organizzato una sorta di tour di una sua statua che sul piedistallo definiva il personaggio il placeholder per tutte le donne che ne avrebbero meritata una e non l’hanno avuta. Parallelamente però Jim Ryan (presidente di Sony Interactive Entertainment) invitava i dipendenti a non prendere posizione sul tema dell’aborto perché poteva portare a discussioni e fratture.

Domanda spinosa: meglio che un’azienda faccia tokenismo e rainbow washing o che non faccia nulla?

Ora come ora meglio il tokenismo. Siamo in una fase in cui i token purtroppo sono ancora necessari per normalizzare le istanze che rappresentano.

Il tokenismo all’interno del mondo MAINSTREAM in una società capitalista e patriarcale esiste quasi ogni qual volta che le aziende decidono di fare “diversity and inclusion”. Detto questo non mi piace che venga usata la giustificazione “Lo fanno perchè va di moda, non perché vogliono veramente includervi” senza dare una soluzione al problema dell’unica storia raccontata con gli stessi personaggi. Per ora, come le quote rosa, per risolvere il problema si sta utilizzando il tokenismo, dobbiamo starce. Si dovrebbe iniziare a pensare come ormai pensano molti studi indie, ovvero team di persone con punti di vista differenti che partecipano ad un progetto dall’inizio del percorso di creazione, non come “consulenti esterni”. Ora come ora le persone marginalizzate vengono utilizzate come consulenti esterni, che è comunque un modo per farli almeno campare all’interno dell’industria, ma non può essere assolutamente la soluzione. 

Negli ultimi lustri mi pare che la situazione sia leggermente migliorata. Secondo te è vero? Migliorerà ancora nel futuro? Cosa dobbiamo fare perché migliori ancora?

La situazione è migliorata nella misura in cui adesso queste tematiche hanno una rilevanza. Davanti ai prossimi Gamergate sappiamo che adesso si combatterà. Difficile dire però se si riuscirà a vincere o le destre riusciranno di nuovo a sfruttare queste retoriche per arrivare al governo (il gamergate tra le altre cose è stato il banco di prova per tantissime delle tattiche dialettiche e propagandistiche che hanno portato Trump alla casa bianca).

Per migliorare, nel nostro piccolo, dobbiamo continuare a parlare di queste tematiche, a dare il microfono a individualità e collettività marginalizzate che finora non hanno avuto voce. Sempre ricordandoci che il problema principale è creato dal capitalismo patriarcale e dai ricchi. Quando i ricchi moriranno il mondo sarà un posto migliore 😀

Purtroppo finché non ci saranno veri sistemi di tassazione con aliquota crescente per le eredità e simili, la morte dei ricchi produrrà solo nuovi ricchi. Persone che nascono con un vantaggio sociale spropositato solo per aver “vinto la lotteria della nascita”, senza alcun merito, in maniera non dissimile a quanto avveniva con le cariche nobiliari ereditarie. Però stranamente quelle sono criticabili, il fatto che uno a 18 anni possa ereditare svariati milioni invece è tutto ok. Scusate la digressione. 

Hai mai sperimentato discriminazione o pregiudizi nel mondo nerd? Puoi condividere un’esperienza in particolare? Ovviamente solo se te la senti.

Maura: la risposta è sì, da sempre.

La costante messa alla prova per essere considerata una vera videogiocatrice. Test per capire se fossi meritevole di poter parlare all’interno del gruppo di uomini nerd. La costante feticizzazione per essere considerata “la donna da sposare” solo ed esclusivamente perché gioco ai videogiochi. Mansplaining all’ordine del giorno.

Aneddoto in particolare: un mio collega di università un giorno mi fece delle domande per capire se fossi una fake gamer girl o una vera: Io ti dico una casa produttrice e tu mi dici almeno due giochi che ha fatto.

Risposi a tutte le domande (con anche grande orgoglio, fosse successo ora probabilmente non avreste ritrovato il corpo di tale womo) e lui mi disse “Okey allora possiamo continuare a parlare”.

Che bello il gatekeeping. Comunque è buffo come i maschi bianchi etero cis facciano fatica di solito a capire il concetto di appropriazione culturale, almeno finché non vedono una ragazza con una maglietta di un gruppo metal oppure che si autodefinisce “gamer”. 

Cosa pensi del concetto di “rappresentatività” nel mondo nerd? Pensi che sia importante che ci siano personaggi di diverse identità e abilità rappresentati nei giochi di ruolo, fumetti e videogiochi?

È assolutamente importante che tutto l’intrattenimento rappresenti quante più istanze diverse di quello che è l’essere umano. In questa fase storica, anche a costo di farlo con la forza e con i token finché questo non viene normalizzato.

Non è la soluzione certamente, ma è l’inizio di un cambiamento culturale che deve far cambiare paradigma alla società intera.

Spesso si parla di dittatura del politicamente corretto e cancel culture. Cosa ne pensi?

Sono tutte cazzate. Il fatto stesso di poter parlare liberamente di questa fantomatica dittatura implica che questa non esista.

Sono termini inventati dalle destre che è riuscita a farli entrare nelle discussioni di massa utilizzando la solita retorica populista.

Quali sono le iniziative o le organizzazioni che pensi stanno facendo un buon lavoro per promuovere l’integrazione e la diversità nel mondo nerd?

I panel di IN/VISIBIL3 sono stati un grandissimo momento da questo punto di vista: https://www.invisibil3.it/ 

Già intervistati!

Pensi che i giochi di ruolo, fumetti e videogiochi possano essere utilizzati per promuovere l’inclusione e la diversità in modo efficace? Come?

Celebrando la pluralità dell’essere umano attraverso queste forme di intrattenimento, quindi rappresentando e trovando spazio per quante più istanze possibili e dando spazio alle minoranze dal punto di vista dello sviluppo e dell’industria.

Includendo le persone marginalizzate non solamente come consulenti, ma facendolə partecipare al processo di creazione e di design sin dall’inizio del processo di sviluppo.

Negli ultimi tempi ci sono state diverse polemichette sulle questioni di inclusione e diversità nel mondo nerd, alcune più rilevanti di altre. Secondo te, quale è stata la polemica più sterile e perché?

Le polemiche sulla Sirenetta nera. La narrativa alimentata che lì è stata “ci vogliono cancellare i riferimenti culturali per darli alle minoranze” quando in primo luogo già Disney si era appropriata di una fiaba scandinava, e secondo poi la Sirenetta “tradizionale” resta sul catalogo di Disney+ e sui vari DVD e Blu Ray smerciati in giro. Questa è semplicemente un’altra versione della stessa storia, che si affianca senza la pretesa di sostituire.

E soprattutto l’idea di dover giustificare il quantitativo di melanina di una donna mezzo pesce che vive sott’acqua stabilendo che è impossibile sia nera perché in fondo al mar non arriva la luce del sole è così cretina che non ho davvero parole per esprimere il livello di nonsense.

Anche il Remake di Dead Space ha fatto scalpore poiché ci si è permessi di mostrare una donna di 40 anni come una donna di 40 anni e non di 20. All’interno dell’ambiente nerd si accettano molto di più gli uomini che invecchiano (vedi Kratos, vedi Ezio Auditore per citarne due), che le donne. Poiché abituati a infantilizzarle e sessualizzarle, perché passati i 35 perdono la loro valenza principale di fare masturbare il videogiocatore. Ageismo.

Scusa, ti mansplaino: non solo nell’ambiente nerd. Pensiamo ai sex symbol. Per i maschi è possibile essere icone sexy pur dimostrando più di 50 anni. Per le donne è molto più difficile. La donna non può lasciare i capelli grigi. L’uomo sì.
Poi comunque continuo a non conoscere (se non di nome) quasi nessun videogioco che citate, ma sono ignorante io. 

Per la questione dei remake io sono sempre stupito di come si accetti il cambio di ambientazione (il primo spiderman era ambientato nel 2000, l’ultimo nel 2020. Numero di proteste: zero) ma non un cambio di pigmentazione. Poi già che fai un remake per forza dovrai cambiare qualcosa, no? 

momento Marzullo: che domanda importante (o non importante) ho dimenticato di farvi? Fatevela da sol* e rispondete (che faccio anche meno fatica).

Non mi hai chiesto qual è la più grande Rock Band della storia italiana e perché proprio i Pooh.

Volevo solo aggiungere che certe cose che abbiamo detto in questa intervista valgono per la scena videoludica Mainstream e non per quella indipendente, perché in quel caso le cose sono molto diverse non essendo per forza (molto spesso anche sì) sotto le regole settate dai publisher capitalisti.




La frase più controversa è sicuramente quella sui Pooh.
Comunque se vi interessa l’argomento, potreste sfogliare le altre interviste a gente che si occupa del tema abitualmente.
Poi volendo c’è pure il Vecchio Carnevale Blogghereccio a tema discriminazione e integrazione!

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4 commenti su “Intervista a Gameromancer”

  1. Sto veramente apprezzando questi articoli a tema discriminazione, anche perché sono argomenti che mi prendono molto, anche personalmente. Ho solo un dubbio, evidentemente non sono così informato come voglio sembrare: a un certo punto sono stati citati dei “token” usati dalle aziende, ma non mi è molto chiaro il significato. Se puoi illuminarmi mi fai un piacere

    1. Cecilia Formicola

      Mi intrometto 🐒 I token sono “gettoni” di partecipazione: quindi per esempio un’azienda potrà dire “In questo videogioco ci dobbiamo mettere un personaggio disabile, uno queer e uno nero” solo per metterci il gettone, la quota, senza un reale interesse a dare a quel personaggio uno sviluppo, una tridimensionalità, una motivazione. In questo modo le aziende possono farsi promotrici dell’inclusività senza però dare davvero spazio a

    2. ciao! per token e tokenizzazione si intende quella pratica che utilizzano certe produzioni (serie TV, film, videogiochi ecc) di aggiungere il personaggio/a di una minoranza all’interno della produzione stessa stereotipandolo, stereotipando la sua cultura, facendo appropriazione culturale alle volte. Questi personaggi di solito non sono scritti neanche da persone che davvero vivono quella discriminazione ma appunto sono messi lì come “token”.
      Ma ora come ora anche l’aggiunta di un token può essere rivoluzionario, visto che l’alternativa per le minoranze è non essere completamente rappresentate.

    3. Potrebbe sembrare che io sia pigro e non risponda, in realtà è che mi piace dare voce a realtà discriminate in modo che possano appropriarsi dello spazio culturale che a loro spetta anche nei commenti!
      (ok, non è vero, son solo pigro)

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