Vai al contenuto

Quando tirare il dado e quando barare sui risultati – non solo D&D

Oh, no: un articoletto su quando il master può barare sui dadi? Ancora? Nel 2025? Vero, le discussioni sul fatto che il Dungeon Master abbia il diritto o meno di alterare i risultati dei dadi si sono sprecate nel corso del tempo. Però nel manuale del DM di D&D 2024 c’è scritto che il master può barare. Questo ha dato purtroppo nuova linfa alla discussione. Per me l’argomento è strettamente correlato alla questione di quando tirare i dadi, che ho avuto modo di discutere da poco. Quindi vediamo di analizzare entrambi questi argomenti e di tirare un po’ i dadi le somme. Come al solito parto dal presupposto che si parli non solo di D&D, ma in generali di altri GdR.

Ecco un DM che bara, passando da un GdR coi dadi gommosi a Domino.
Immagine AI, chiaramente, ma rende l’idea, in un certo senso.

Quando Tirare i Dadi?

Ormai in tutti i giochi di ruolo tradizionali moderni, anche in D&D, ma non solo, viene specificato il criterio con cui tirare i dadi, di solito è qualcosa tipo che il dado si tira quando c’è una possibilità di fallimento

Secondo me non è abbastanza chiaro. Io personalmente direi diversamente: 

Il dado si tira quando vi è un ragionevole dubbio sul risultato dell’azione. 

Quindi se il vostro PG è un eroe tipo Aragorn (giusto per fissare un livello di potere conosciuto da tutti, insomma, non è un tizio qualunque, ma non è un Avenger) e chiedete di fare un tiro in saltare per andare da Mordor alla Contea, la risposta sarà “no”. 
Se chiede di estrarre la spada e correre verso il nemico lungo un normale corridoio, la risposta sarà “sì”. 

Non ha senso tirare se è ovvio che il PG fallirà o riuscirà.

Poi, certo, potremmo stare qui a fare le pulci sul concetto di “ragionevole dubbio”. In effetti mentre corro, anche se sono agile, se la scena è concitata, l’asia, il trambusto e l’ingombro, possono fare sì che io non riesca a correre fino al nemico estraendo l’arma senza inciampare.
Insomma, non è impossibile, no?

A questo punto però scomoderei un filo di statistica. Poca, non scappate.
Se mettiamo che falliremo in caso di 1 col dado (che sembra una goliardata innocente), stiamo dicendo che una volta su 20 il nostro eroe fallirà in una cosa banale come correre lungo un corridoio. Non so, voi riuscite a considerarlo ancora un avventuriero esperto?

In caso di giochi diversi, magari in cui invece del d20 si tirano d100 (o svariati d6, non importa) e magari in cui gli output possibili non sono solo “riuscita” o “fallimento”,  questa argomentazione suonerà magari più debole. In quel caso dovrete trovare il vostro concetto di “ragionevole dubbio” che vi soddisfi, ma dovete anche renderlo coerente. 

Quindi se preferite possiamo modificare la definizione e dire che si tirerà il dado solo quando l’azione che si sta tentando è una sfida per il personaggio, se non altro per evitare una miriade di check.
Non che cambi molto, visto che comunque stiamo parlando di termini vaghi e non strettamente matematizzabili. 

Ho anche visto la seguente versione: il dado va tirato quando il risultato (o il fallimento) può essere interessante.
Sarà che io uso la parola “interessante” in un modo diverso da loro, ma per me potrebbe essere interessante che un PG faccia un salto tale da arrivare sulla Luna.
Poi dipende dal sistema, se non posso assegnare CD o se comunque, indipendentemente dalla difficoltà, se si chiama un tiro esistono possibilità di successo o fallimento corpose, chiamare il tiro significa dare una buona possibilità di successo a qualcosa di assurdo (o di fallimento a qualcosa di banale).
Però questo romperebbe un po’ la mia sospensione dell’incredulità e quindi anche se sarebbe interessante, preferirei evitare. 

Però probabilmente loro usano la parola in maniera più rigida, includendo in essa anche la sospensione dell’incredulità, la ragionevolezza narrativa e cose simili. Quindi il risultato non credo sia poi così dissimile. Oppure semplicemente giocano a giochi di ruolo in cui il sistema evita risultati assurdi e in quel caso al massimo si sta tirando con una scarsa probabilità di ottenere un risultato inatteso.

Barare sui dadi

Ok, dopo questo lungo cappello, eccoci al dunque. Come prima cosa, cerchiamo di fissare le idee. Se si bara significa che è stata chiamata una prova, i giocatori non vedono il risultato, il master sì, ma non essendone soddisfatto, decide di alterare i risultato per far procedere l’azione come aveva pensato che fosse meglio.

Può essere per salvare la vita a un PG, per rendere lo scontro con un boss più frizzantino, per evitare un risultato ritenuto assurdo, per evitare che i PG rimangano impantanati senza sapere cosa fare o che viceversa scoprano tutta la trama prima del previsto. 

I motivi possono essere anche altri, sia molto nobili sia un po’ infami, ma in generale il master pensa che la sessione renderebbe meglio se il risultato fosse stato diverso da quello ottenuto.
Vediamo di trovare gli svantaggi di questa pratica.

Imposizione arbitraria

Eh, nel caso non ve ne foste accorti, ve lo dico io: quando bariamo stiamo imponendo la nostra visione di come dovrebbero andare le cose a tutto il gruppo, senza conoscere la loro opinione in merito. Potremmo quindi aver ragione, ma potremmo anche avere “meno ragione” (cit. di Megamind necessaria, visto che ovviamente il master non può avere torto! /s).

Magari al gruppo fa bene affrontare la morte di un PG, viste le circostanze (tipo avevano in effetti preso sotto gamba una situazione o che so io), magari uccidere il boss in un turno di soli critici sarebbe stata la cosa di cui ridere per mesi, magari sono stanchi di andare avanti e indietro in cerca di indizi introvabili o magari stare un po’ fermi a pensare può essere divertente. Non lo sappiamo e imporlo senza domandare, in barba al regolamento che avevate deciso di usare, può non essere la migliore delle soluzioni.

Vi chiederei di fare una prova e vedere che succede a seguire il flusso dei dadi. Una volta mi uccisero il boss di cui parlavo da 5 sessioni con solo due attacchi e secondo me fu una delle scene più memorabili di sempre (fatto sta che la racconto ancora anche se son passati 15 anni…magari una volta ci farò un articoletto per raccontarvela, se vi interessa, fu davvero una scena divertente).

Rischi che i pg lo scoprano

Eh, lo so: ci sentiamo tutti i più furbi. “Figurati, non mi scopriranno mai”. Beh, sto facendo un piccolo sondaggio su vari gruppi telegram e almeno una persona su 3 ha beccato un master barare (e un buon 50% ha avuto sospetti, ma non ha mai trovato prove…poi certo, parliamo di 100 persone e poco più prese da vari gruppi telegram, so che non è il campione meglio selezionato del mondo. Però come linea di massima ha un suo senso).
Quindi potreste non essere così subdoli e furtivi come pensate.

Una volta accantonate le pretese di infallibilità, pensiamo agli effetti. Personalmente io mi sentirei preso in giro. Inoltre penserei che le mie scelte, oltre che la scheda del mio PG siano inutili perchè tanto il master ha già deciso come devono andare le cose. Magari a voi non darebbe fastidio, ma pensate che c’è gente che ci rimarrebbe male e farebbe fatica a fidarsi di nuovo.

Anche perchè per barare significa che tirate in qualche modo di nascosto e quindi se non c’è estrema fiducia, è normale che poi si sospettino brogli da parte del master. Io personalmente in questi ultimi anni ho iniziato a tirare i dadi sempre in mezzo al tavolo, visibile. Visto che non voglio barare ottengo anche il comodo effetto di rimuovere i dubbi e i sospetti nei giocatori.

Perchè, come visto nel sondaggio sopra, la stragrande maggioranza dei giocatori ha avuto sospetti su un DM nel corso del tempo. Io ad esempio (che sono una brutta persona diffidente, sia chiaro) quando succedono cose improbabili che penso che piacerebbero al master, sospetto sempre di brogli se non vedo il tiro. Quindi, perchè non tirare aperto, con risultato visibile, se non avete intenzione di alterare il dado?

Perchè tirare se si vuole barare?

Ed eccoci al punto in cui recuperiamo il discorso iniziale. Tiriamo solo quando il risultato è incerto o interessante? Bene, ma se bariamo abbiamo già deciso come deve andare, quindi non serve assolutamente far tirare perchè significa che la prova non è né interessante, né incerta.

Ribadisco: se un risultato non ci piace, non siamo disposti ad accettarlo, ci sembra rovini il gioco, semplicemente non tiriamo, perchè non ha alcun senso.

Il che vale facilmente in molte situazioni: se i PG investigano e non vogliamo che rimangano bloccati perchè non trovano un indizio, facciamoglielo trovare invece che far tirare e poi barare.
Oppure accettiamo il risultato, tertium non datur. 

Certo, non tutte le circostanze sono di così facile gestione. Provo a proporvi dei metodi interessanti per gestirle.

Come non barare

Voi direte, sì, posso mettere il pugnale insanguinato in “bella vista” se voglio che lo trovino. Però se il nemico attacca non posso evitare il tiro, no?

Snì. 

Se proprio non è nel vostro stile accettare le conseguenze del dado, esistono vari modi per girarci attorno, senza bisogno di ingannare i giocatori.

Tanto per cominciare cambiare sistema di gioco. Ci sono giochi di ruolo in cui si muore meno, in cui le azioni in combattimento sono più fluide, quindi se vi trovate male con gli effetti rigidi del vostro sistema, potete cambiarlo. Altrimenti ci sono GdR in cui i risultati sono meno influenzati dalla fortuna o comunque i tiri di dado hanno una varianza ridotta. Provate, esistono davvero tanti giochi di ruolo e se vi scontrate spesso con le regole del vostro, forse vale la pena cambiare (qui ne ho recensiti un po’).

Altrimenti si possono usare HR, come la riduzione dell’effetto del critico (invece che raddoppiare, si fa il massimo del danno, per dire, che è comunque molto, ma con meno potenzialità devastanti), oppure tirare con 3d6 al posto del d20 (rendendo quindi i risultati medi molto più probabili o anche solo dare 5 pf in più al primo lvl. Questi sono esempi, non posso coprire tutto lo scibile, ma se una situazione non vi piace, cercate di lavorare sul gamedesign, piuttosto che mettere una pezza falsando i risultati delle prove. Può risultare più interessante. Vi lascio un link di un articoletto con varie HR per 5e con commento sulla loro efficacia. Altrimenti ho un’app tira dadi “gaussiani”. Se volete provare, noterete che i risultati medi sono molto più frequenti di quelli estremi, ecco il link.

Altrimenti si può valutare l’uso di Punti Eroe (Punti Azione, Punti Fato…chiamateli come volete). In questo modo i giocatori possono avere un maggior controllo della situazione, specialmente se oltre a usarli per ritirare un loro tiro, introducete un maggior controllo della situazione. Insomma, si può pensare a una sorta di revisione dell’Ispirazione, se giocate D&D 5e, visto che così com’è ha qualche difetto. In questo modo non dovrete salvarli dalla sfortuna, perchè si salveranno da soli.

Se volete avere un controllo da master, per fare in modo che alcuni vostri tiri vadano secondo le vostre aspettative, potete mettere dei punti fato anche per voi.
Se volete rendere la questione più frizzante, quando voi usate un punto fato, questo va ai giocatori e quando loro lo usano, va a voi. Alcuni giochi di ruolo funzionano così, anche se su due piedi non ricordo quali (scrivetemelo pure nei commenti, se vi va).

Ricordate che se notate cose sgradevoli in gioco, durante la sessione, potete anche fermare l’azione e chiedere ai giocatori cosa gliene pare. “Oh, le regole farebbero succedere questo. Che ne dire? A me pare una cavolata…” se non avete bimbi piccoli che vi sgridano quando dite le parolacce, potete usare anche termini più coloriti.
Se proprio non siete sicuri di come cambiare le regole al volo, potete optare per concordare un deus ex machina per risolvere la situazione e analizzare il tutto in seguito, a mente fredda. 

Poi, che sia chiaro, se barate non vi sto giudicando. L’ho fatto pure io. Però a ripensarci, in ciascuna di quelle situazioni uno qualsiasi di questi approcci alternativi sarebbe stato meglio. 




Se vi piace leggere i miei sproloqui, sappiate che ho una collezione di articoli del genere, fatevi pure avanti.

Se invece siete qui perchè giocate a D&D 5e, e siete incuriositi dalla 5.5 (D&D 5e 2024), sappiate che ho una sezione apposta per l’edizione in cui ho recensito la nuova edizione dei manuali.

Iscriviti alla newsletter

Se ti va puoi iscriverti così da non perderti le novità e restare in contatto.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

4 commenti su “Quando tirare il dado e quando barare sui risultati – non solo D&D”

  1. Io ho iniziato a fare il DM quando vigeva la regola non scritta: “il Bravo DM è colui che fa fare ai giocatori quello che vuole senza che essi se ne accorgano”… penso non ci sia bisogno di aggiungere altro sul tipo di giochi che si giocava…

    Ciò detto, da un sacco di tempo a questa parte, nei giochi dove si muore e frequentemente come D&D, tendo a barare solo per evitare il TPK

    Ciao 🙂

    1. Io pure sono vecchia scuola di formazione.
      Il primo gdr che abbia masterato era Stormbringer (1990), quindi immagina!

      Poi pure io le ultime volte che ho barato (qualche anno fa), era per evitare morti di PG, però a ripensarci, forse era meglio gestire diversamente la questione.

  2. Io ho barato solo una volta (credo) per salvare la vita a un PG e in effetti non mi è piaciuto molto farlo. C’è da dire che stavamo giocando in una fiera e il diretto interessato era un bambino, quindi in qualche modo mi sentivo che fosse la cosa migliore.
    Il regolamento però era in beta e, nella versione definitiva, hanno messo una regola che impedisce di fare morire i personaggi: problema risolto.

    1. Vabbè, in fiera immagino sia diverso: non hai molto tempo per fare sessioni zero, rimaneggiare le regole e via dicendo.
      Io non ho mai masterato in fiera e quindi non penso mai a quel contesto, ma lì, bisogna andare un po’ più disinvolti su molte cose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *