Il pg è appunto un Forgiato Artefice in D&D 3.5, ma si adatta a qualsiasi costrutto con le capacità di manipolare gli oggetti magici.
Background
Una vita felice. Normale e felice.
Il lavoro andava bene: riparare le componenti magiche era interessante, e sempre piuttosto richiesto; la manutenzione delle macchine volanti, i controlli agli acquedotti, la supervisione dei macchinari per l’estrazione, insomma, non c’era da annoiarsi.
La vera felicità però era al ritorno dal lavoro.
Suonerà banale, ma la mia famiglia era la mia vita. La gente non ci crede. Spesso pensano che i forgiati essendo costrutti siano completamente privi di emozioni. Però nessuno sa dirmi perchè le emozioni possano stare nella carne, ma non nei nostri ingranaggi. Ad ogni modo, ogni giorno, al mio ritorno a casa Asiole e i piccoli Oiris e Thilil scaldavano veramente il mio nucleo.
Oltre a provare emozioni, sogniamo. Purtroppo. Vorrei smettere di sognare. Vorrei solo dormire e togliere le immagini dalla mia mente. Strappare dai miei circuiti i ricordi che tornano a tormentarmi ogni notte.
Il viso stravolto del collega. La corsa. Poi arrivo. Il disastro. Tutto smette di avere senso. Fuoco, fumo, grida e gente che fugge. Corro a caso. Sposto macerie alla rinfusa.
Poi li vedo. O almeno quello che ne resta.
Stavano camminando,credo, quando la macchina volante è crollata.
Asiole si è frapposta. Ci ha provato. Si vede e l’immagine non vuole uscire dalla mia mente. Il suo corpo è quello più deturpato.
Non è servito però. Anche i piccoli sono distrutti.
La testa gira. Non riesco più a mettere a fuoco nulla. Inizio a tremare.
Guardo i corpi. Sto svenendo, ma i miei occhi notano un dettaglio. Un nucleo, intatto, ancora brillante. La sua luminescenza azzurra è ancora pulsante.
Mi chino. Cerco di respirare per fermare il tremore. Non ci riesco.
Allungo la mano e lo raccolgo. Il nucleo della piccola Thilil. Non può essere: una volta distrutto il corpo il nucleo si spegne.
Lo stringo. Mi rialzo. Sento la pressione che scende in picchiata vertiginosa. Luce. Buio. Svengo.
Quando mi riprendo il mondo continua a non avere senso. Senza di loro non c’era nulla che potesse avere senso. Non so nemmeno perchè continuare a vivere.
Poi ricordo: il nucleo ancora funzionante; potrebbe esistere un modo per ricostruirvi attorno il corpo di mia figlia.
È poco. Però è già qualcosa. Quanto meno è una speranza. Abbandono il lavoro, la casa, la città. Devo trovare il modo di riportala qui. Almeno lei. Che almeno mi resti un brandello di ciò che avevo. Necessito di portare le mie conoscenze sulle costruzioni magiche oltre il limite conosciuto.
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