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Dredge: pescare orrori cosmici – Recensione videogioco

Ho provato Dredge, questo simpatico videogioco della Black Salt trovato gratis su Epic Games qualche settimana fa. Ci ho giocato su PC, ma c’è anche su Play Station, Switch, Android…
Abbastanza fuori dai miei schemi (odio la pesca e non mi hanno mai appassionato le tematiche horror, nemmeno quelle in stile Lovecraft con Cthulhu, orrori cosmici e grandi antichi). 
Invece ho giocato davvero molto volentieri a questo videogame in cui impersoni un pescatore alle prese con cose strane.
Cercherò di non fare spoiler, ma già il fatto che vi abbia fatto intendere che è un horror è un po’ una sorpresa, nel senso che l’inizio sembra essere tutto abbastanza tranquillo, tanto che stavo pensando di giocarci coi miei figli (poi il mio senso di ragno ha pizzicato, per fortuna). Ma andiamo con ordine.

Un vecchio peschereccio, pesche notturne, elementi inquietanti…cosa mai potrebbe andare storto in Dredge?

Trama

Il gioco inizia con un naufragio. Il nostro naufragio. Il protagonista è il capitano di un piccolo peschereccio e pare che la sua carriera subisca una brusca battuta d’arresto, essendosi schiantato sugli scogli, distruggendo la sua barca e naufragando nel villaggio di Midolla.

La fortuna però è dalla nostra: il pescatore del villaggio ha mollato il suo lavoro, sembra sia sparito nel nulla dopo essersi comportato in modo strano. Quindi serve un sostituto e vi fanno un prestito per darvi una barca nuova.

Quindi ora potete uscire di nuovo a pescare, rivendere il pesce pescato e vivere serenamente la vostra vita…se non fosse che mano a mano che andate avanti trovate cose sempre più strane, quindi vi ritroverete ad indagare su situazioni misteriose.

Meccaniche

Il gioco non è complesso. Si muove la nave nel mare, si vedono le posizioni dei pesci, ci si posiziona sopra e si pesca. Per farlo c’è un minigioco in cui si attiva una barra che ruota e bisogna cliccare quando passa in corrispondenza dei punti più scuri. Possiamo continuare finché il banco non si è esaurito. Poi più avanti nel gioco ci saranno altre tipologie di pesce con metodi leggermente diversi, ma il senso è sempre quello.

Quando la freccetta è su quelle zone verdi, dobbiamo cliccare, altrimenti richiamo di perdere il pesce. Poi se vi piace il Tetris, anche incastrare i pesci nella stiva sarà divertente.

Quando la stiva è piena dobbiamo tornare indietro a vendere il pesce pescato. Potremmo essere costretti a tornare prima, se per caso diventa notte.
Nonostante la vicinanza al faro è pericoloso infatti andarsene a zonzo dopo il tramonto e anche se in questo modo possiamo prendere pesci notturni, rischiamo di andare a sbattere contro uno scoglio e danneggiare la barca, limitandone le capacità e dovendo spendere soldi in riparazioni.

Come se non bastasse, alcuni pesci non possono essere pescati. Almeno non subito, con l’attrezzatura di cui disponiamo. Per riuscirci dobbiamo migliorare la nostra barca.

Potenziamenti

Si migliora in tre modi diversi e indipendenti.

Lettura

Ogni tanto qualcuno ci potrà donare un libro o magari lo rinverremo in un relitto abbandonato. Impostandolo come libro in lettura, lo leggeremo automaticamente mentre navighiamo. Al termine del volume, impareremo qualcosa di nuovo (riduciamo l’esaurimento dei banchi di pesce, miglioriamo i prezzi di compravendita…ecc).

Sviluppo

Nel corso delle nostre esplorazioni troveremo dei materiali di ricerca, rappresentati da piccoli ingranaggi. Investendo un po’ di tempo, possiamo utilizzarli per inventare nuovi tipi di oggetti. 

Possiamo progettare nuove canne da pesca, rendendole in grado di prendere pesci particolari, ad esempio quelli che vivono nell’oceano o negli abissi.

Le nuove attrezzature ricercabili sono disposte ad albero, per cui dobbiamo seguire un percorso se vogliamo sbloccare le migliori.

Si possono sviluppare anche nasse (vale a dire quelle gabbiette che si mettono in acqua per intrappolare i pesci), migliorandone capienza, resistenza ed efficienza. 

Anche le reti da pesca possono essere migliorate. La rete è estremamente comoda: permette raccogliere pesci senza fermarsi a pescare, consentendoci di esplorare liberamente, guadagnando comunque un po’ di denaro. Sì, sono il mio oggetto preferito.

Per finire si possono inventare nuovi motori, migliorando la nostra velocità.

Acquisti e Carpenteria

Una volta sviluppati i nuovi oggetti, questi vanno anche acquistati. Investendo una discreta mole di denaro.
Inoltre, solitamente sempre la stessa persona che vende attrezzatura, è in grado di svolgere mansioni da maestra d’ascia. 

Portando certi materiali ritrovati in giro (di norma andando a curiosare tra i relitti) e una discreta quantità di soldi, possiamo migliorare la nostra nave, aumentando la capienza della stiva, lo spazio per le attrezzature, rendendola più resistente e altre cose del genere.

Horror, sottilmente inquietante

L’horror è un elemento presente, seppur estremamente delicato e gestito con un crescendo moderato decisamente gradevole, per i miei gusti.

Tanto per cominciare i disegni dei personaggi sono leggermente inquietanti. Inoltre anche il loro comportamento a volte è sospetto. Magari si comportano in modo strano, oppure sembra nascondano qualcosa, magari agiscono come se fossero un po’ folli. 

Ecco, questo è il pescivendolo del villaggio iniziale, per dire. Inquietante? Sì, abbastanza.

Come dicevo, non voglio fare spoiler, però già nella prima ora di gioco vi capiterà probabilmente di imbattervi in pesci anomali. Non vi preoccupate: questo è solo l’inizio e le cose strane non faranno che peggiorare.

Appena riuscirete a uscire dalla zona iniziale (nel senso che avrete abbastanza velocità e autonomia per andare a zonzo senza rischi), troverete subito elementi che difficilmente si potrà evitare di ricollegare alle tematiche presenti in Lovecraft.

 Poi c’è la questione notte. Tra il tramonto e l’alba navigare è pericoloso e non solo per la visibilità ridotta. Infatti la notte aumenta il nostro stress, il cui stato è visualizzabile grazie alla raffigurazione di un occhio nella parte alta dello schermo.
Quando lo stress sale, succedono cose inspiegabili, sgradevoli e pericolose, lasciando il povero giocatore in tensione, nel caso fosse obbligato a pesche notturne o sorpreso dal tramonto lontano da un porto. 

Tutti questi elementi diventeranno sempre più marcati fino al finale, anzi, dovrei dire “i finali” perchè sorprendentemente (per un giochino del genere) la storia si può concludere in due modi diversi. 



Quindi, se per caso vi piace la pesca o gli orrori cosmici alla Lovecraft, io vi consiglio di recuperarvi Dredge. Se anche non vi piacciono, il videogioco potrebbe piacervi (io, come dicevo, l’ho decisamente apprezzato, nonostante i presupposti…anzi, son proprio qui che spero esca Dredge 2, anche se per ora ci sono comunque già due DLC disponibili, che ancora non ho provato).

Se volete altre recensioni di videogiochi, ne ho fatte alcune e le trovate qui.

Però di solito mi occupo di Giochi di Ruolo.

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2 commenti su “Dredge: pescare orrori cosmici – Recensione videogioco”

  1. Wow, sembra il gioco perfetto per me: semplice, lovecraftesco e con una buona trama. Grazie del consiglio!

    1. Poi, non l’ho scritto nella recensione (perchè sono vecchio e non bado molto a queste cose), ma non è un tripla A, ecco.
      Parliamo di un giochino a budget contenuto, con grafica piuttosto spartana.
      Però io me lo sono goduto. Fammi sapere se lo provi.

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